Lost ieri si è concluso anche per me. Un altro pezzo della mia adolscenza se n’è andato.
Sei anni fa ero fra quelli piantati davanti alla TV per vedere su Rai 2 il primo episodio, ed oggi sono fra quelli che non hanno potuto aspettare Luglio per la messa in onda sullo stesso canale. Ho invece aspettato che uscisse l’ultimo episodio in patria, e poi ho guardato tutta la serie in due giorni… E sono così contenta di averlo fatto! Infatti, mentre forse (forse) per le altre stagioni era possibile sopportare un’attesa di una settimana fra una puntata e l’altra, facendo la stessa cosa con questa serie, sarei morta d’infarto.
Comunque, ora che è tutto finito, mi sento un pò triste. Dopo sei anni è difficile pensare che l’anno prossimo non ci sarà più niente. Anche adesso non riesco a realizzarlo completamente: mi perdo in riflessioni riguardanti alcuni particolari dell’Isola, e poi, prima di formulare il pensiero successivo, mi ricordo. It’s over.
Anche se dalla prima puntata della prima serie non vedevo l’ora che tutto finisse, per sapere la verità, ora vorrei che i misteri e i personaggi di Lost mi potessero tenere compagnia per la vita. Mi mancheranno poi le riunioni notturne con mio fratello, in cui ci facevamo delle domande, e provavamo a darci delle risposte.
Ma veniamo al punto. Molti sono rimasti delusi dal finale. Io no. Ogni minuto dell’ultimo episodio era così giusto, ogni dialogo così perfetto, e l’ultima scena è in realtà una macchina del tempo, e ti riporta a sei anni fa, quando tutto è iniziato. E senti che un cerchio si è chiuso, che il puzzle è finito, che tutto è completo.
E piangi, perchè le ultime scene sono una delle cose più commoventi che io abbia mai visto.
Molti sono rimasti delusi perchè forse questo finale non dà tutte le risposte che si cercavano (ma riflettendoci bene, secondo me le risposte si possono trovare). Io forse sarei stata fra queste persone, se alla fine non avessi compreso. Le ultime scene sono la chiave. Queste non sono dedicate all’Isola e ai suoi misteri, ma sono tutte per la “riunione” dei nostri protagonisti, ed ecco la rivelazione: non è mai stata l’Isola la protagonista della serie, ma i personaggi e la loro evoluzione. Come disse Jacob, lui li aveva portati sull’Isola perchè erano come lui: soli, infelici e pieni di problemi. Ma le mille battaglie, i mille rischi, li hanno uniti: lì son nate le amicizie più forti, lì si sono innamorati, lì hanno dato un senso alla loro vita. Quando Jack diceva “l’Isola non ha ancora finito con noi“, intendeva dire che il suo “percorso” non era ancora finito, per quello si sentiva a disagio abbandonandola. E, a proposito, sembrerà banale, ma Jack è sempre stato uno dei miei personaggi preferiti, ed anche se nella quinta stagione aveva perso un pò di luce ai miei occhi, in questa serie è tornato a brillare come non mai (e non a caso in una delle ultime scene vediamo il suo volto “scomparire” nella luce :P). E poichè Jack era uno dei miei preferiti, una delle cose che mi ha fatto più male è stato il fatto (certo evidente, ma non volevo crederci) che David, il suo nonfiglio, non esistesse, perchè con lui era davvero felice, e li adoravo vedere insieme. Non a caso ricorderò sempre come una delle mie puntate preferite Lighthouse.
Ma andiamo avanti. Quindi, come Jack è tornato a brillare, molti altri personaggi hanno smesso di essere torce di negatività. Piccolo esempio Kate, che non ha MAI sopportato, ma che alla fine smette di essere un’egoista che guarda solo ai suoi interessi, e trova anche lei la sua strada.
Ma una delle ragioni per cui ho amato particolarmente questo finale e la scelta di incentrarlo sull’evoluzione dei personaggi, è questa: Ben.
Sono stanca di sentirmi dire che a me piacciono solo io “cattivi” delle storie, vedi Silas e Smigol. Non è così! A me piacciono perchè hanno una personalità complessa, e perchè, vedendoci qualcosa di buono in loro, diventano i miei preferiti forse perchè non saranno mai i preferiti di altri. Silas è cresciuto pensando che fare ciò che gli veniva ordinato fosse bene, non ha avuto una normale educazione in cui si dice ai bambini che uccidere è sbagliato, quindi non era da biasimare per le sue azioni, piuttosto il “cattivo” era quello che gliele comandava. Smigol lo stesso, non è cattivo, è pazzo, e alla fine cede totalmente “al lato oscuro” solo perchè si sente tradito da quell’imbecille di Frodo (senza offesa :P).
E così Ben. È facile additare una persona come “malvagia”, ma quando una storia ti regala un personaggio a 360° non puoi soffermarti a ciò che vedi davanti, devi girarti e guardare cosa c’è al 181°. Ben aveva così tante sfumature, che per me era un puro piacere osservarlo e cercare di capirlo. Quando la serie lo presentò per la prima volta, dai suoi modi di fare e di parlare, mi sentivo che dietro alle sue azioni c’era un qualche genere di motivazione profonda. E la serie mi ha dato ragione, e grazie alle ultime puntate non sembrerò più una pazza che ha un debole per i “cattivi”.
Ben è stato salvato da piccolo da un padre alcolizzato e da un’esistenza infelice. E da chi è stato salvato? Prendendola in senso lato, si può dire che sia stato salvato dall’Isola, ed è in suo nome che ha sacrificato parte della sua “umanità”, in suo nome ha ucciso. Ma Ben non è mai stato cattivo, è sempre rimasto quel bambino spaventato e confuso, che aveva paura di restare da solo e che voleva solo essere accettato dagli altri. Per tutta la vita si è unito a chi aveva bisogno di lui, ed anche alla fine, quando sta per fare l’ennesima scelta sbagliata la sua ragione sarà “lui è l’unico disposto ad accettarmi“.
Gli occhi di Ben son sempre stati gli occhi di quel bambino, chiusi di fronte alla crudeltà delle sue azioni. Ma alla fine li apre, e vede per la prima volta tutto ciò che ha fatto. E nelle ultime scene, quanto tutti sono pronti “ad andare avanti” e lo perdonano per tutto, è lui che non riesce a perdonare se stesso, e rimane indietro.
Quindi grazie Lost per aver reso giustizia a Ben.
E grazie per tutte le meraviglie.