Questo film lo volevo vedere da molto, molto, mooolto tempo!… Bè, in pratica da quando erano uscite le prime notizie sulla sua esistenza! XD E finalmente lunedì sono riuscita ad andare al cinema a vederlo. Ed ora mentre scrivo ne ascolto la colonna sonora, ne ricordo le scene, sogno di essere circondata da quei fiori colorati, e vorrei che qualcuno mi regalasse una zolletta di zucchero.
Ma andiamo con ordine, o per lo meno proviamoci. Di cosa parla il film? Parla di due famiglie che condividono lo stesso tetto: sanno dell’esistenza l’una dell’altra, ma non si conoscono e non si conosceranno mai.
Ho letto una recensione dove si diceva che il film è una critica al consumismo, per il fatto che i Prendinprestito riuscissero a vivere bene con poco, e sicuramente è così. Però quello che il mio cuore ha colto è un altro tipo di male: come spesso le persone non siano in grado di condividere gli stessi spazi, non necessariamente quelli domestici, e questo a causa di stupidi pregiudizi derivanti da ignoranza e paura. È proprio questo quello che i miei occhi hanno colto durante la visione: i piccoli Prendinprestito per paura consideravano tutti gli esseri umani (human beans :P) pericolosi, senza capire che, come la loro famiglia era composta da tre membri tutti diversi, anche là, sopra il pavimento, potevano abitare persone con cuori diversi. E là, sopra il pavimento abitavano davvero persone con cuori diversi, la signora Sadako dal cuore aperto e gentile, e la signora Haru dalla mente chiusa che non ha voglia di farsi domande, per lei gli “gnomi” sono come i ratti, pericolosi e ladri, questo è tutto ciò che ha bisogno di sapere. Ma la signora Haru, pur con la sua eccessiva cattiveria (quando chiude a chiave Sho dentro la sua camera mi è sembrato di rivedere la matrigna di Cenerentola! O_O), non arriva mai a farsi odiare, almeno da me.. l’unico sentimento che mi faceva provare era la pietà, pietà perchè non riusciva a capire, e pietà per quel sorriso che sfoderava davanti alla povera mamma di Arrietty rinchiusa dentro quel barattolo, come fosse proprio un ratto, ma dai tratti particolari, da mostrare in giro.
E in mezzo a tutto ciò nasce un’amicizia, il cui racconto è il vero protagonista della storia, che supera la separazione del pavimento, e che, pur essendo in qualche modo proibita, cresce spontaneamente, com’è facile respirare! Per Sho e Arrietty alla fine non esisterà più un “sopra” e un “sotto”, ed infatti, quando Arrietty riuscirà ad accettare l’amicizia del ragazzo, s’incontreranno fuori, in quel meraviglioso prato che è di tutti. E il loro incontro cambierà la vita di entrambi. Questa volta Pollicina non incontra il Principe delle Fate, ma un Colin da Il Giardino Segreto (ho letto che Miyazaki si è ispirato a questo personaggio nella creazione di Sho).
Sho è umano, è “grande”, ma malato, solo e senza un vero attaccamento alla vita. Arrietty è piccola, di una specie che forse è in via di estinzione, ma ama la vita e vuole a tutti i costi sopravvivere. Entrambi grazie a quest’amicizia riusciranno a crescere, impareranno cose nuove, scopriranno mondi e realtà più vaste.
Si comprenderanno e si vorranno bene. Arrietty scoprirà che gli umani sono tantissimi (6,7 miliardi), ma che in mezzo a loro ci sono persone tutte diverse. Sho invece si farà contagiare dall’amore che lei, piccola e fragile, prova per la vita, e desidererà anche lui sopravvivere.
Tu ora sei una parte importante del mio cuore.
Non ti dimenticherò mai.
Altro protagonista della storia è il mondo di Arrietty, che viene raccontato in modo assolutamente minuzioso e “reale”.
Dopo i primi secondi in cui vediamo Sho trasferirsi nella casa dell’infanzia della madre, veniamo subito catapultati in quella piccola e deliziosa casetta sotto il pavimento, e qua la bellezza degli ambienti e la minuzia dei dettagli ti illuminano gli occhi e ti fanno sentire a casa.
Come un vero Prendinprestito ti sembra naturale avere dei francobolli come quadri, bacche, spighe e foglie come decorazioni per le camere, e il quadrante di un orologio da polso come orologio da muro. E mentre vorremmo infilarci sotto il piumone di Arrietty che sembra così morbido, ecco che invece siamo costretti a lasciare casa: Arrietty deve compiere la sua prima presa in prestito! Usciamo insieme a lei da quella piccola porticina, che ora ci sembra della misura giusta, e piano piano esploriamo quei passaggi “segreti”, ma soprattutto strategici. Ci facciamo stretti stretti e ci mettiamo anche noi a saltare fra i chiodi e a infilarci in quei piccoli spazi, finchè non sbuchiamo fuori insieme alla protagonista da una credenza, e vediamo quella che fino a pochi minuti prima ci sarebbe sembrata una normale cucina, ma ora che ci siamo trasformati in Prendinprestito, ci sembra un luogo immenso. La sorpresa e la meraviglia di Arrietty è la nostra, tutti quei rumori e suoni naturali di acqua che scorre dai rubinetti, di olio che frigge, di coltelli che tagliano, ora ci sembrano forti e fastidiosi, e, soprattutto, estranei. Il film ci porta a vedere il mondo con gli occhi di Arrietty, a sentirlo con le sue orecchie, perdiamo il nostro punto di vista.
E con questo stato d’animo la presa in prestito di una zolletta di zucchero diventa davvero un’impresa difficile e pericolosa, e vuoi che abbia successo: desideri con tutto il cuore vedere il sorriso della mamma, e vorresti anche tu poi assaggiare il suo succo di shiso! E dopo la zolletta è il turno del fazzoletto di carta. Da una parte papà e dall’altra Arrietty tirano a turno, finchè… finchè due grandi occhi aperti spaventano a morte la povera protagonista, e noi (io al cinema ho quasi avuto un infarto O_O).
Per tutto il film si mantiene la sensazione di essere diventati piccoli come i Prendinprestito: i rumori sono sempre molto forti ed accentuati, e gli spazi sempre troppo grandi. L’unico luogo in cui ci si sente a proprio agio è proprio quella piccola casetta. L’adori e non vorresti mai uscirne.
Ho deciso di parlare alla fine del piccolo mondo di Arrietty, perchè uno dei personaggi con cui più ho empatizzato è stato la madre di lei con il suo attaccamento alla casa. Ero innamorata quanto lei di quelle pareti e la sua paura di doversi trasferire e abbandonarla, era la mia.
Perciò il mio cuore è andato in mille pezzi dopo aver visto che sotto il pavimento non era rimasto più niente.
There is no place like home. L’ho sempre considerata una verità assoluta, e probabilmente è per questo che la fine mi ha fatto tanto soffrire. Questo, insieme al fatto che in realtà il trasferimento non sarebbe stato affatto necessario se solo i due mondi, quelli sopra e sotto il pavimento, fossero riusciti a comunicare! La signora Sadako in realtà sarebbe stata più che felice di conoscere i piccoli “gnomi” di cui il padre le parlava sempre. Le due famiglie avrebbero potuto vievere insieme e maturare un rapporto simbiotico e armonico. Ed è questa la fine che speravo… Invece le mie speranze se ne sono andate via su una teiera.
Ma su quella teiera la corrente del fiume porta via anche un’Arrietty diversa, più consapevole del mondo che la circonda, e con nel cuore una persona in più, e sono sicura che nel suo futuro ciò farà la differenza.
Il film inizia con la voce di Sho che dice: “Non dimenticherò mai quell’estate“. Nessuno in realtà potrà mai dimenticarla.
Come io non potrò mai dimenticare questo meraviglioso, poetico, grande e piccolo film. ♥ Per molti aspetti amaro, ma sempre dolce, come quella zolletta di zucchero.