Le fiabe ci insegnano che ogni incantesimo termina allo scoccare della mezzanotte, ma a Parigi avviene l’inverso: al dodicesimo rintocco vedrete avvicinarsi una Peugeot Type 176, la magica carrozza di questa incantevole storia, che vi condurrà ugualmente verso una festa, ma non ci sarà un’orchestra, al massimo Cole Porter al piano, non si ballerà il Valzer, ma il più divertente Charleston, e, ok, potreste non incontrare il Principe Azzurro, ma non è forse meglio poter conoscere i Fitzgerald?
Io amo Woody Allen, soprattutto quello dei primi anni. I suoi film hanno sempre un qualcosa di diverso, di affascinante, di carismatico che non si può trovare da nessun’altra parte. Spesso non sono storie, solo spaccati di città e di vite quotidiane, ma, altrettanto spesso, in ogni suo film si nasconde una morale, un messaggio. Suo è uno dei miei film preferiti in assoluto: La rosa purpurea del Cairo, e credo che con Midnight in Paris sia un po’ tornato agli stessi temi (e alla stessa grandezza).
In entrambi i film si parla di quella che si potrebbe definire “fuga dalla realtà”: ne La rosa la protagonista conduceva una vita infelice e per trovare un po’ di felicità si rifugiava al cinema, in Midnight in Paris il protagonista, Gil, vive nell’illusione di un passato (precisamente gli anni Venti), di un’era migliore e trascorre le sue tranquille giornate con un perenne sottofondo di nostalgia.
Entrambi i film mi hanno conquistata senza riserve, ma, oltre che per la storia e tutto il resto, perchè? Perchè raccontano una parte di me, quella che si fa coinvolgere più dai film che dalla vita vera, e quella che sogna ad occhi aperti di vivere i migliori anni nella migliore epoca! Io amo alla follia gli anni Venti, quei seducenti, dinamici, ruggenti anni Venti! Sono anni di rinnovo, di libertà… dopo la prima grande guerra si riscopre in pieno la gioia di vivere, l’importanza di una vita felice. È l’era dei giovani, dei capelli corti, della moda più bella EVER. Ed è il decennio del mio movimento artistico preferito, il Dadaismo, e saranno di pochi anni successivi i romanzi di uno dei miei scrittori preferiti: Maugham.
Gil ed io sogniamo la stessa cosa e la Peugeot, come ogni carrozza incantata che si rispetti, lo (ci) conduce proprio verso il suo (nostro) sogno. Ed ora eccolo lì, trascinato da un’allegra e sconosciuta combriccola in uno dei tanti locali della Parigi anni Venti: dentro c’è una festa, Cole Porter suona al piano Let’s Do It, Let’s Fall in Love, e Zelda Fitzgerald cerca di attaccare bottone… una classica serata a Parigi insomma! XD
Gil così vive il suo sogno, e insieme a lui lo vivo anch’io. Ah~ cosa è stato vedere questo film! Giornate fatte di luce e di bei paesaggi, ma che diventano oscure e irreali di fronte all’aspettativa della luminosità della notte, di quelle bollicine che rendono la realtà più frizzante! Come ci si può far catturare da un Monet al museo, quando all’ultimo rintocco delle campane di Notre-Dame potresti ritrovarti a conversare con Scott Fitzgerald, Hemingway, Picasso e Dalì?
Non parlerò della storia, le mie non sono quasi mai delle recensioni, di solito parlo di ciò che i film, i libri o altro mi trasmettono… e questo film mi ha trasmesso un amore sconfinato per Parigi, una voglia matta di camminare sotto la pioggia, un ritorno di fiamma per la mia epoca preferita, una mezza idea di leggere qualcos’altro di Fitzgerald (e in ciò potrebbe aver contribuito il fatto che Tom Hiddleston abbia prestato la faccia al personaggio XD), e il desiderio di incorniciare i primi 3 minuti del film! Quei 3 minuti che raccontano Parigi dalle prime luci dell’alba sino alla notte, quei 3 minuti che mi hanno incantata come due ore di film raramente sono in grado di fare, quei 3 minuti che da soli mi annunciavano lo spettacolo che a breve avrei avuto il piacere di gustare!
Quindi ora sapete cosa ho visto io in Midnight in Paris, mentre coloro che non l’hanno ancora visto (rimediate in fretta al vostro errore!) forse non sanno che probabilmente Man Ray ci vedrebbe una fotografia, Buñuel un film e Dalì… un rinoceronte! XD
Paul (a Gil): E tu in quale epoca avresti preferito vivere, Don Chisciotte?
Inez: A Parigi, negli anni Venti.
Gil: Sì.
Inez: Sotto la pioggia.
Gil: Non era niente male.
Inez: Quando la pioggia non era acida.
P.S.: il finale è bellissimo, ma… io avrei fatto la scelta di Adriana! XD