Dato che stamattina mi son svegliata con la notizia che The Social Network è stato premiato ai Golden Globe come miglior film, come miglior regia, come miglior sceneggiatura e come miglior colonna sonora, e dato che è uno dei film migliori del 2010 che io abbia visto, ho pensato che fosse arrivato il momenti di parlarne un po’. XD
In realtà avevo già scritto un post dedicato a questo film, solo che non mi soddisfava, quindi l’ho lasciato a prender ragnatele. Ma ora so che qualunque cosa io dica, non sarebbe sufficiente per descrivere ciò che il film è, e ciò che il film è stato per me. Quindi dopo aver detto qualche parola, farò un semplice copia-incolla con quello che avevo già scritto. Sono limitata, sorry! XD
Anyway~ Volevo dire che adoro questo film quanto odio il fenomeno sociale di cui ci racconta la nascita…. Quindi lo amo alla follia! XD E chi meglio di uno dei protagonisti potrebbe presentarlo meglio? Ecco dunque la presentazione che ne fa Andrew Garfield (Eduardo Saverin) ai Golden Globe di ieri:
It’s been called the film that defines a generation and it’s an honour for me to be part of it. But beyond an account of the creation of the worldwide phenomenon known as Facebook is a film dealing with themes as old as story-telling itself – friendship, loyalty, trust, betrayal, power, ambition, greed, and the price of success. Inspiringly written by Aaron Sorkin and masterfully directed by David Fincher, this is The Social Network.
Ed ora, ritagliato e incollato per voi, il vecchio post! XD
Tutti quelli che ne hanno sentito parlare, sanno che il film racconta della nascita di Facebook, ma io li correggerei dicendo che parla del creatore di Facebook, Mark Zuckerberg, e dell’evoluzione dei sui rapporti con le poche persone che fanno parte del suo mondo, durante la creazione del famoso social network. E questa è un grossa differenza. Dubito che il film mi avrebbe interessato se parlasse solo di Facebook: non lo sopporto e certe volte mi dà fastidio la dipendenza che crea sulle altre persone. Ma il film parla di quello strano essere che è Mark, ed allora tutto cambia.
Il film inizia quando ancora sullo schermo c’è l’immagine della Columbia, e sentiamo qualcuno dire “Lo sai che i Cinesi con il QI di un genio sono più della popolazione totale degli Stati Uniti?“. Naturalmente sta parlando il nostro Mark, e vediamo dopo un paio di secondi che è seduto in un bar a parlare con la sua ragazza. Parte dal QI dei Cinesi per arrivare a dire che ha preso il massimo dei voti ai test. Pensava che mascherare l’informazione con un lungo discorso sul QI dei Cinesi fosse una forma di modestia. Dopo fa qualche commento inopportuno sul fatto che la ragazza non ha bisogno di studiare perchè va alla Boston (lui è di Harvard, obviously), e il tutto finisce con le seguenti parole di Erica:
Ok, probabilmente diventerai un vero mago dei computer, non mi stupirebbe, ma passerai la vita a pensare che non piaci alle ragazze perchè sei un nerd, e io posso dirti dal profondo del mio cuore che non sarà per questo, non piacerai perchè sei un grande stronzo.
E questo è The Social Network. Mark, grande genio dei computer, ha l’idea del secolo, ma questo lo porterà a perdere le cose veramente importanti nella vita: l’amicizia e il rispetto delle persone che gli voglio bene, nonostante tutto. Sì, perchè dopo 5 minuti di film abbiamo già capito tutto di Mark: è un essere impulsivo, dà voce a tutti i suoi pensieri perchè crede che sia un grande onore per gli altri poterli sentire, è una persona consapevole, di sè stessa e degli altri (quando fa quel commento poco carino ad Erica riguardo alla sua istruzione, non intende essere cattivo, lo considera semplicemente un dato di fatto), ha un’ossessione maniacale per i Final Club, ed è un vero genio. Ora quello che ci resta da conoscere sono i personaggi che fanno parte del suo mondo, e il più importante fra questi è il suo migliore amico, Eduardo Saverin. Eduardo appare sin da subito come una persona buona, e realmente affezionata a Mark (e qui sta bene l’aggiungere quel “nonostante tutto”), e si vede che anche Mark gli è in qualche modo affezionato, ma non riesce realmente a dare una collocazione a questi sentimenti nella sua mente, quindi spesso lascia perdere e li manifesta nel solo modo che conosce, quello razionale. Così l’esser amico di Eduardo significa che lo può coinvolgere nei suoi progetti, e questo d’altro canto (per ottenere un’equazione perfetta) deve aiutarlo.
Così mentre assistiamo passo dopo passo alla nascita di Facebook, siamo costretti anche ad assistere alla fine di un’amicizia: da una parte il successo della realtà virtuale, che riesce a superare ogni ostacolo, dall’altra la realtà “vera” che si scontra contro i più miseri limiti umani: incomprensione ed egoismo.
E come arriviamo alla meta? La storia viene ricostruita tramite le due cause in cui è stato citato successivamente Mark: quella con Eduardo, ex amico e co-fondatore di Facebook, e quella con i fratelli Winklevoss, i quali sostengono che Mark gli abbia rubato l’idea (ma qui, neanche un mal di testa). Attraverso le testimonianze date viene ricostruita questa sorprendente storia, che ti fa dimenticare quale fenomeno sociale si stia creando, ma ti fa invece star male per ogni piccola incomprensione che c’è fra Mark ed Eduardo (perchè quando sono amici, sono fantastici), ti fa venir voglia di dare uno schiaffo a Mark ogni volta che si comporta come una marionetta nelle mani di Sean Parker (mi dicono il creatore di Napster, ma chissene tsk!), e ti fa venir voglia di uccidere Sean Parker ogni volta che apre bocca!
Alla fine, nonostante il titolo, questo film parla della vera realtà più di quanto facciano altri. I rapporti fra i personaggi sono i protagonisti, e, grazie ad un’ottima regia (stiamo parlando di David Fincher, il regista di Fight Club, e ho detto tutto) e ad un’ottima sceneggiatura, il risultato è eccellente.
Per quanto riguarda il finale, su tumblr qualcuno l’ha definito il finale “più forever alone di sempre”. Ma io non credo. I continui “refresh” sono in realtà una presa di coscienza, e capire sè stessi e gli altri, in realtà, è l’inizio di tutto.
Termino qui riportando un’altra frase di Erica, un pò marginale rispetto alla trama del film, ma che mi ha comunque colpita.
Su internet non si scrive con la matita Mark, ma con l’inchiostro.
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